Uvadex

    Ultimo aggiornamento: 25/03/2024

    Cos'è Uvadex?

    Uvadex è un farmaco a base del principio attivo Metoxsalene, appartenente alla categoria degli Antipsoriasici e nello specifico Altri immunostimolanti. E' commercializzato in Italia dall'azienda Therakos Europe Limited.

    Uvadex può essere prescritto con Ricetta OSP - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile.


    Confezioni

    Uvadex 20 mcg/ml soluzione per la modifica di frazione ematica 12 flaconcini 10 ml

    Informazioni commerciali sulla prescrizione

    Titolare: Therakos Europe Limited
    Ricetta: OSP - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile
    Classe: C
    Principio attivo: Metoxsalene
    Gruppo terapeutico: Antipsoriasici
    ATC: L03AX - Altri immunostimolanti
    Forma farmaceutica: soluzione (uso interno)


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    Indicazioni

    Perché si usa Uvadex? A cosa serve?
    UVADEX è utilizzato insieme al Sistema di Fotoferesi THERAKOS CELLEX per il trattamento palliativo delle manifestazioni cutanee (placche a chiazze, placche estese, eritroderma) del linfoma cutaneo a cellule T (T2 - T4) in stadio avanzato (CTCL), solo nei pazienti che non abbiano reagito positivamente ad altre forme di trattamento (per esempio puvaterapia, corticosteroidi per via sistemica, caryolysina, interferone alfa.

    Posologia

    Come usare Uvadex: Posologia
    Posologia
    Adulti
    Durante il trattamento di fotoforesi con UVADEX, il dosaggio del medicinale viene calcolato in base al volume di trattamento (che compare sul pannello del display dello strumento), utilizzando la formula:
    Ad esempio: volume di trattamento x 0,017 ml di UVADEX per ciascun trattamento
      volume di trattamento = 240 ml x 0,017 = 4,1 ml di UVADEX
    Popolazione pediatrica
    Non è stata eseguita una valutazione clinica della sicurezza e dell'efficacia di UVADEX nei bambini per questa indicazione.
    Insufficienza epatica o renale
    Non è stata eseguita una valutazione clinica di UVADEX in pazienti con insufficienza renale o epatica (vedere 4.4)
    Metodo di somministrazione
    Uso extracorporeo.
    Non iniettare direttamente nel paziente.
    Nel processo di fotoferesi, il paziente è collegato allo strumento THERAKOS CELLEX tramite un catetere che funge da interfaccia. I globuli rossi vengono separati dai globuli bianchi e dal plasma nella vaschetta della centrifuga. I globuli rossi e il plasma in eccesso vengono reinfusi nel paziente, mentre il buffy coat (sangue arricchito da leucociti) e parte del plasma vengono raccolti nella sacca di fotoattivazione situata a lato dello strumento. Il ciclo di raccolta del buffy coat viene ripetuto tre o sei volte, a seconda delle dimensioni della vaschetta della centrifuga utilizzata nello strumento.
    La quantità prescritta di UVADEX viene iniettata nella sacca di ricircolo prima della fase di fotoattivazione. Durante la fotoattivazione il sangue arricchito dai leucociti viene fatto circolare di continuo attraverso la camera di fotoattivazione (fotorecettore) per un massimo di 90 minuti, irradiato (1- 2 J/cm2) da una fila (THERAKOS CELLEX) o da due file di lampade UVA.
    Al termine del ciclo di fotoattivazione, le cellule fotoattivate vengono nuovamente infuse nel paziente per gravità; la durata raccomandata per la reinfusione è di 15-20 minuti. La procedura completa di fotoferesi dura fino a 3 ore.
    Il paziente dove essere sottoposto al trattamento per due giorni consecutivi ogni mese per sei mesi.
    Per i pazienti nei quali non si manifesta una risposta adeguata al trattamento dopo otto sedute si possono aggiungere al programma altri due giorni di trattamento consecutivi ogni due settimane per i tre mesi successivi.
    Per ‘risposta adeguatà si intende un miglioramento del 25% del coinvolgimento cutaneo (vedere sotto), protratto per almeno 4 settimane.
    Determinazione del coinvolgimento cutaneo:
    La gravità delle lesioni cutanee deve essere determinata per ciascuna delle 29 sezioni della superficie corporea (una valutazione simile a quella in uso per le ustioni) e va da 0 a 4 seguendo la presente scala:
    0 = pelle normale
    0,5 = fondo normale, con papule eritematose sparse
    1 = eritema e edema minimo; nessuna squama o ragade
    2 = eritema e edema notevole; nessuna squama o ragade
    3 = eritema, desquamazione e edema sottomassimali; nessuna ragade o ectropio
    4 = più grave; coinvolgimento generale con eritema, edema e desquamazione massima; nessuna ragade o ectropio
    Ogni valutazione della gravità deve essere moltiplicata per l'area di superficie percentuale per ottenere una valutazione della zona.
    Tutte le valutazioni delle zone devono essere sommate per ottenere una valutazione complessiva della lesione.
    Un miglioramento del 25% è considerato significativo dal punto di vista clinico ed è di norma associato all'entità globale della malattia (livello di invasione nel sangue e nei linfonodi da parte dei linfociti T maligni). Tale miglioramento delle manifestazioni cutanee della malattia si accompagna a un miglioramento in parallelo della malattia a livello sistemico. Per evitare di confondere modeste fluttuazioni di breve durata delle lesioni cutanee con un miglioramento reale, qualsiasi evoluzione positiva delle lesioni cutanee deve perdurare per almeno quattro settimane al fine di essere considerata significativa dal punto di vista clinico.
    Non si deve sottoporre il paziente a più di 20 sedute di fotoferesi nell'arco di sei mesi.

    Controindicazioni

    Quando non dev'essere usato Uvadex
    Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti elencati nel paragrafo 6.1.
    Precedenti reazioni idiosincratiche o di ipersensibilità al Metoxsalene, ai composti a base di psoralene o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
    Compresenza di melanoma, basalioma o carcinoma squamocellulare.
    Uso da parte di uomini sessualmente attivi o donne in età fertile in assenza di misure contraccettive adeguate durante il trattamento (vedere paragrafo 4.6).
    Durante la gravidanza e l'allattamento.
    Afachia.
    Controindicazioni alla procedura di fotoferesi:
    Patologie fotosensibili (es. porfiria, lupus eritematoso sistemico o albinismo).
    Intolleranza alla perdita di volume extracorporeo (ad esempio a causa di gravi cardiopatie, anemia grave ecc.).
    Globuli bianchi in numero superiore a 25.000 per mm3.
    Precedente splenectomia.
    Disturbi della coagulazione.

    Avvertenze speciali e precauzioni di impiego

    Cosa serve sapere prima di prendere Uvadex
    UVADEX deve essere utilizzato solo da medici in possesso di competenze specialistiche nella diagnosi e nel trattamento del linfoma cutaneo a cellule T, di una formazione specifica e di esperienza con il Sistema di Fotoferesi THERAKOS CELLEX. La terapia con psoralene e irradiazione ultravioletta deve svolgersi sotto la supervisione costante di un medico con questo tipo di formazione ed esperienza. I pazienti devono essere pienamente informati dal medico in merito ai possibili rischi di danni oculari derivanti da questa terapia. UVADEX deve essere utilizzato esclusivamente ex vivo per somministrazione diretta nella sacca di fotoattivazione. Nell'eventualità di un danneggiamento imprevisto del sangue durante la procedura (es. allarme acustico > 43° C) il sangue va reinfuso nel paziente solo in assenza di emolisi.
    Contraccettivi: i soggetti di ambo i sessi, sottoposti a trattamento con UVADEX, devono adottare adeguate precauzioni contraccettive durante e dopo la terapia di fotoferesi.
    Catarattogenicità: l'esposizione a dosi elevate di raggi UVA causa la cataratta negli animali, un effetto peraltro aumentato dalla somministrazione di Metoxsalene per via orale. Dato che la concentrazione di metoxsalene nel cristallino umano è proporzionale a quella sierica, essa sarà sostanzialmente inferiore con il trattamento con metoxsalene ex vivo (con UVADEX) rispetto a quella riscontrata in seguito alla somministrazione orale. Tuttavia, se il cristallino viene esposto ai raggi UVA mentre il metoxsalene è presente su di esso, l'azione fotochimica può provocare un legame irreversibile del metoxsalene con le proteine e con il DNA del cristallino. Perciò si devono proteggere gli occhi dei pazienti dai raggi UVA con occhiali oscurati, resistenti ai raggi UVA, durante il ciclo di trattamento e nelle 24 ore successive.
    Effetti indesiderati cutanei: a seguito della somministrazione orale di psoralene, con concentrazioni sieriche che possono superare i 200 ng/ml, l'esposizione alla luce solare o alle radiazioni ultraviolette (anche attraverso vetri) può provocare ustioni gravi e, a lungo termine, l'“invecchiamento precoce“ della pelle. L'uso extracorporeo di UVADEX comporta un'esposizione sistemica al metoxsalene notevolmente inferiore (più dell'80% dei campioni di sangue raccolti a 30 minuti dalla reinfusione del buffy coat fotoattivato presentava livelli di metoxsalene < 10 ng/ml e la concentrazione plasmatica media del metoxsalene era di circa 25 ng/ml). Tuttavia non è stata eseguita un'indagine sistematica sull'entità della tossicità correlata a tali livelli. In ogni caso, a titolo precauzionale, i pazienti devono evitare l'esposizione alla luce solare nelle 24 ore successive al trattamento di fotoferesi.
    La valutazione del coinvolgimento cutaneo potrebbe essere influenzata da una recente esposizione solare da parte del paziente.
    Insufficienza renale: nonostante vari soggetti che hanno subito un trapianto di rene con ridotta funzionalità renale siano stati sottoposti al trattamento di fotoferesi utilizzando UVADEX, le informazioni relative all'uso di UVADEX in pazienti affetti da insufficienza renale sono scarse. Nel trattamento di fotoferesi di questo numero limitato di pazienti non sono state adottate particolari precauzioni, quali riduzione della dose o prolungamento della protezione dai raggi UV e le procedure si sono dimostrate efficaci e ben tollerate.
    Insufficienza epatica: non sono disponibili informazioni specifiche relative all'utilizzo della fotoferesi tramite il sistema UVADEX in pazienti affetti da insufficienza epatica. Poiché la biotrasformazione epatica è necessaria all'escrezione urinaria, è possibile che l'insufficienza epatica prolunghi l'emivita del metoxsalene. Ciò può causare un prolungamento della fotosensibilità e richiedere una protezione continua contro l'esposizione alla luce solare che superi le 24 ore successive al trattamento di fotoferesi. Prima di iniziare la procedura occorre soppesare i potenziali benefici e i possibili rischi del trattamento di fotoferesi.
    Popolazione pediatrica: UVADEX non è clinicamente valutato nei bambini.
    Tasso alcolico: Il medicinale contiene piccole quantità del 5% (v/v) di etanolo e ogni dose (volume massimo 5,6 ml) contiene fino a 217 mg di alcol (etanolo), che equivale a 3,1 mg/kg per dose da 5,6 ml. La quantità in una dose da 5,6 ml di questo medicinale equivale a meno di 6 ml di birra o 3 ml di vino. Con un'aspettativa di esposizione sistemica di somministrazione extracorporea che si prevede bassa e pur non essendo evidente un effetto clinico, comunque, il prescrivente deve essere consapevole dei potenziali effetti di altri medicinali e si raccomanda estrema cautela in malattie epatiche, alcolismo, epilessia, danni o malattie cerebrali.
    Contenuto di sodio: UVADEX contiene meno di 1 mmol di sodio (23 mg) per dose somministrata (volume massimo di 5,6 ml).

    Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione

    Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto di Uvadex
    Sebbene si sia dimostrato che il metoxsalene è in grado di provocare l'induzione e l'inibizione degli enzimi epatici, sembra che nell'uomo esso agisca principalmente come potente inibitore dei processi metabolici ossidativi microsomiali epatici, compresi CYP1A2, 2A6 e 2B1. Si prevedono quindi interazioni tra il metoxsalene e altri medicinali il cui metabolismo coinvolge il sistema epatico del citocromo P450. La riduzione di caffeina e antipirina appare sostanziale dopo il trattamento con metoxsalene. Perciò, il consumo di ulteriori substrati di P450 può risultare in un'estensione dell'emivita del metoxsalene, in un prolungamento della fotosensibilità richiedendo una protezione continua contro l'esposizione alla luce solare che superi le 24 ore successive al trattamento di fotoferesi.
    Gli studi condotti hanno dimostrato che il metoxsalene riduce inoltre l'attivazione metabolica del paracetamolo negli animali e nell'uomo, probabilmente in conseguenza all'inibizione associata al metoxsalene della trasformazione ossidativa epatica del paracetamolo da parte del citocromo P450.
    Una relazione descrive un paziente epilettico affetto da psoriasi nel quale la somministrazione di fenitoina ha indotto un incremento del metabolismo del metoxsalene, con conseguente riduzione dei livelli del farmaco e insuccesso della terapia PUVA. La sostituzione della fenitoina con il valproato ha determinato un incremento triplo o quadruplo del livello di metoxsalene, ottenendo il range terapeutico presunto.
    Nel sangue di solito il metoxsalene è fortemente legato all'albumina tuttavia può variare a causa di vari medicinali, quali il dicumarolo, la prometazina e la tolbutamide. In quanto derivato della cumarina, è ipotizzabile che il metoxsalene si leghi al sito del warfarin sull'albumina, con conseguenze che possono risultare significative dal punto di vista clinico in caso di somministrazione congiunta dei due medicinali. Tuttavia, tra i medicinali oggetto di studio solo la tolbutamide in concentrazioni terapeutiche risulta far variare il metoxsalene dal suo sito di legame in modo clinicamente significativo. L'uso concomitante di metoxsalene e tolbutamide può di conseguenza produrre un aumento della fotosensibilità.
    I pazienti sottoposti a terapia concomitante (trattamento topico o sistemico) con noti agenti fotosensibilizzanti devono pertanto essere oggetto di particolare attenzione. Tali agenti comprendono fluorochinoloni, furosemide, acido nalidixico, fenotiazine, retinoidi, sulfonamidi, sulfoniluree, tetracicline e tiazidi.

    Fertilità, gravidanza e allattamento

    Contraccettivi: i soggetti di ambo i sessi sottoposti a trattamento con UVADEX, devono adottare adeguate precauzioni contraccettive durante e dopo la terapia di fotoferesi.
    Gravidanza
    Nonostante l'uso di UVADEX in gravidanza non sia stato in alcun modo sperimentato sugli esseri umani, i dati raccolti dagli studi sugli animali indicano che il Metoxsalene può provocare danni al feto se somministrato a donne incinte. UVADEX è quindi controindicato per le donne incinte o in procinto di concepire un figlio (vedere paragrafo 4.3).
    Allattamento
    Non è noto se il metoxsalene sia espulso dal latte materno. Perciò, tenendo anche conto delle proprietà farmacodinamiche di UVADEX, l'allattamento è controindicato.
    Fertilità
    Non sono stati condotti studi sulla fertilità per verificare la tossicità riproduttiva di UVADEX.

    Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari

    A causa della possibile instabilità cardiovascolare transitoria e data la raccomandazione ai pazienti di indossare occhiali da sole a seguito della terapia, il trattamento di fotoferesi mediante UVADEX può produrre effetti indesiderati di entità minima o moderata. Si consiglia quindi ai pazienti di non guidare o manovrare macchinari subito dopo la fotoferesi.

    Effetti indesiderati

    Quali sono gli effetti collaterali di Uvadex
    Nello studio clinico sul trattamento di fotoferesi/UVADEX (CTCL 3), gli effetti indesiderati sono stati in genere lievi e transitori e nella maggior parte dei casi correlati alla patologia sottostante. Nausea e vomito (comunemente associati alla somministrazione di Metoxsalene per via orale) sono stati segnalati solo una volta su due pazienti, ossia con un'incidenza del 3,9%.
    Gli eventi avversi associati alla procedura di fotoferesi utilizzata nel trattamento del CTCL sono riassunti nella seguente tabella.
    Evento
    CTCL 3
    UVADEX
    CTCL 1 & 2
    Metoxsalene orale
    N. di pazienti (%)
    N = 51
    N. totale/trattam.
    N. di trattam. = 1032
    N. di pazienti (%)
    N = 96
    N. totale/trattam.
    N. di trattam. = 4319
    Ipotensione
    0
    0
    7(7,3)
    7 (<0,2)
    Febbre transitoria 6-8 ore dopo la reinfusione delle cellule fotoattivate.
    0
    0
    8 (8,3)
    17 (<0,4)
    Complicazioni nell'accesso vascolare
    9 (17,6)
    10 (<0,1)
    0
    0
    Infezione
    1 (2,0)
    1 (<0,1)
    5 (5,2)
    5 (<0,2)
    Gli eventi avversi associati alla procedura di fotoferesi nel corso di altri test clinici con UVADEX per altre indicazioni sono riportati nella seguente tabella.
    Evento
    Altre esperienze cliniche con UVADEX
    Per numero di pazienti
    Per numero di trattamenti
    Ipotensione
    <2/100
    <8/10.000
    Febbre transitoria 6-8 ore dopo la reinfusione Delle cellule fotoattivate.
    <1/100
    <2/10.000
    Complicazioni nell'accesso vascolare
    <5/100*
    <4/1000**
    Infezione/Infezione connessa al catetere/sepsi
    <4/100
    <2/1000
    *2/3 dei pazienti erano affetti da sclerosi sistemica progressiva
    **2/3 degli eventi si sono manifestati nei pazienti affetti da sclerosi sistemica progressiva
    Durante il trattamento del CTCL con UVADEX si sono verificate variazioni di lieve entità, ma significative dal punto di vista statistico, in diversi parametri biochimici ed ematologici. Tali variazioni, considerate non rilevanti dal punto di vista clinico, sono sintetizzate di seguito.
    Significative Variazioni dei Valori di Laboratorio dal Punto di Vista Statistico Media ± DS
    Parametro
    n
    Basale
    Finale
    Delta
    Albumina (g/l)
    51
    13,8 ± 16,8
    12,8 ± 15,6
    -1,0
    Calcio (mg/dl)
    51
    7,8 ± 3,2
    7,5 ± 3,1
    -0,3
    Ematocrito (%)
    51
    41,1 ± 4,3
    38,0 ± 4,7
    -3,1
    Emoglobina (g/dl)
    51
    13,8 ± 1,4
    12,7 ± 1,6
    -1,1
    Potassio (mEq/l)
    48
    4,4 ± 0,5
    4,1 ± 0,4
    -0,3
    Globuli rossi (x1012/l)
    51
    4,6 ± 0,5
    4,4 ± 0,6
    -0,2
    Elenco tabulato delle reazioni avverse
    Il seguente elenco di reazioni avverse si basa su quanto avvenuto negli studi clinici e sull'esperienza successiva all'immissione in commercio. La tabella in basso mostra le reazioni avverse in base alla classificazione sistemica organica e alla frequenza: molto comuni (1/10); comuni (da 1/100 a < 1/10); non comuni (da 1/1.000 a < 1/100); rare (da 1/10.000 a < 1/1.000); e con frequenza sconosciuta (impossibile da stabilire in base ai dati disponibili).
    Classificazione sistemica organica
    Reazione/i avversa/e
    Frequenza
    Infezioni e infestazioni
    Infezioni
    Comuni
    Disturbi del sistema immunitario
    Reazione allergica
    Non nota
    Disturbi del sistema nervoso
    Disgeusia
    Comuni
    Disturbi cardiaci
    Ipotensione
    Comuni
    Disturbi gastrointestinali
    Nausea e vomito
    Comuni
    Disturbi del tessuto cutaneo e sottocutaneo
    Reazione di fotosensibilità
    Non comuni
    Lesione, avvelenamento e complicanze legate alla procedura
    Febbre transitoria e complicanze dell'accesso vascolare
    Comuni
    Segnalazione delle reazioni avverse sospette
    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo web: https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

    Sovradosaggio

    Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Uvadex
    La sperimentazione acuta sugli animali mostra ampi margini di sicurezza e le probabilità che possano verificarsi pericolosi casi di sovradosaggio sono estremamente ridotte.
    Non si ha notizia di casi di sovradosaggio da UVADEX negli esseri umani, tuttavia la letteratura medica riporta un caso di sovradosaggio da Metoxsalene somministrato per via orale. Una donna di 25 anni aveva ingerito una dose equivalente a circa 85 mg/kg di peso corporeo (cioè circa 140 volte la dose terapeutica del metoxsalene orale). I principali sintomi di intossicazione riscontrati sono stati nausea, vomito e capogiri. La paziente, che è stata ricoverata in una stanza buia tenendo sotto controllo le funzioni cardiovascolari, si è ripresa senza conseguenze ed è stata dimessa dall'ospedale dopo 36 ore.
    In caso di sovradosaggio da metoxsalene il paziente deve essere tenuto in una stanza oscurata per almeno 24 ore.
    Lo strumento THERAKOS CELLEX è stato realizzato in modo da erogare il livello ottimale di radiazioni UVA sulla frazione ematica arricchita di leucociti impostando il tempo di esposizione agli UVA a 1,5 ore a fine raccolta. Qualora la sovraesposizione della frazione ematica arricchita di leucociti alle radiazioni UVA superi i 30 minuti, le cellule fotoattivate non devono essere reinfuse nel paziente.

    Scadenza

    3 anni

    Conservazione

    Non conservare a temperatura superiore ai 25°C.

    Foglietto Illustrativo


    Fonti Ufficiali


    Servizi Avanzati


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