Sarclisa

    Ultimo aggiornamento: 23/10/2023

    Cos'è Sarclisa?

    Sarclisa è un farmaco a base del principio attivo Isatuximab, appartenente alla categoria degli Antineoplastici, anticorpi monoclonali e nello specifico Inibitori di CD38 (clusters di differenziazione 38). E' commercializzato in Italia dall'azienda Sanofi S.r.l. Socio Unico.

    Sarclisa può essere prescritto con Ricetta OSP - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile.


    Confezioni

    Sarclisa 100 mg/5 ml concentrato per soluzione per infusione uso endovenoso 1 flaconcino
    Sarclisa 500 mg/25 ml concentrato per soluzione per infusione uso endovenoso 1 flaconcino

    Informazioni commerciali sulla prescrizione

    Titolare: Sanofi Aventis Groupe S.A.
    Concessionario: Sanofi S.r.l. Socio Unico
    Ricetta: OSP - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, utilizzabili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile
    Classe: H
    Principio attivo: Isatuximab
    Gruppo terapeutico: Antineoplastici, anticorpi monoclonali
    ATC: L01FC02 - Isatuximab
    Forma farmaceutica: concentrato per soluzione per infusione


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    Indicazioni

    Perché si usa Sarclisa? A cosa serve?
    SARCLISA è indicato, in associazione a pomalidomide e desametasone, per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo (MM) recidivato e refrattario che hanno ricevuto almeno due terapie precedenti, tra cui lenalidomide e un inibitore del proteasoma (PI), e con progressione della malattia durante l'ultima terapia.

    Posologia

    Come usare Sarclisa: Posologia
    SARCLISA deve essere somministrato da personale sanitario in un contesto in cui sono disponibili servizi di rianimazione.
    Premedicazione
    Prima dell'infusione di SARCLISA, deve essere somministrata la seguente premedicazione per ridurre il rischio e la severità delle reazioni correlate all'infusione:
    • desametasone 40 mg per via orale o endovenosa (o 20 mg per via orale o endovenosa per pazienti di età ≥75 anni);
    • paracetamolo da 650 mg a 1000 mg per via orale (o equivalente);
    • antagonisti H2 (ranitidina 50 mg per via endovenosa o equivalente [per esempio, cimetidina]) o inibitori della pompa protonica per via orale (per esempio, omeprazolo, esomeprazolo),
    • difenidramina da 25 mg a 50 mg per via endovenosa o orale (o equivalente [per esempio, cetirizina, prometazina, desclorfeniramina]). La via endovenosa è preferibile almeno per le prime 4 infusioni.
    La dose raccomandata di desametasone (per via orale o endovenosa) sopra indicata corrisponde alla dose totale da somministrarsi solo una volta prima dell'infusione, nell'ambito della premedicazione e della terapia di base, prima della somministrazione di Isatuximab e pomalidomide.
    I farmaci raccomandati come premedicazione devono essere somministrati 15-60 minuti prima di iniziare l'infusione di SARCLISA. Nei pazienti che non manifestano una reazione correlata all'infusione nel corso delle prime 4 somministrazioni di SARCLISA può essere riconsiderata la necessità di premedicazioni successive.
    Gestione della neutropenia
    L'uso di fattori di stimolazione delle colonie (per esempio, G-CSF) deve essere preso in considerazione per attenuare il rischio di neutropenia. In caso di neutropenia di grado 4, la somministrazione di SARCLISA deve essere rimandata finché la conta dei neutrofili non migliora fino ad almeno 1,0 x 109/L (vedere paragrafo 4.4).
    Posologia
    La dose raccomandata di SARCLISA è di 10 mg/kg di peso corporeo somministrati come infusione endovenosa in associazione a pomalidomide e desametasone (regime isatuximab), secondo lo schema descritto nella Tabella 1.
    Tabella 1. Schema di somministrazione di SARCLISA in associazione a pomalidomide e desametasone
    Cicli
    Schema di somministrazione
    Ciclo 1
    Giorni 1, 8, 15 e 22 (settimanale)
    Ciclo 2 e oltre
    Giorni 1, 15 (ogni 2 settimane)
    Ogni ciclo di trattamento è costituito da un periodo di 28 giorni. Il trattamento viene ripetuto fino a progressione di malattia o tossicità inaccettabile.
    Per gli altri medicinali somministrati insieme a SARCLISA, fare riferimento al rispettivo Riassunto delle caratteristiche del prodotto aggiornato.
    Attenersi scrupolosamente allo schema di somministrazione. Se una dose pianificata di SARCLISA viene saltata, somministrare la dose il prima possibile e regolare lo schema di somministrazione di conseguenza, mantenendo l'intervallo di trattamento.
    Aggiustamenti della dose
    Non è raccomandata alcuna riduzione della dose di SARCLISA.
    Devono essere effettuati aggiustamenti della dose se i pazienti manifestano reazioni correlate all'infusione (vedere “Modo di somministrazione“ di seguito).
    Per gli altri medicinali somministrati insieme a SARCLISA, fare riferimento al rispettivo Riassunto delle caratteristiche del prodotto aggiornato.
    Popolazioni speciali
    Anziani
    Sulla base di un'analisi della farmacocinetica di popolazione, non è raccomandato alcun aggiustamento della dose nei pazienti anziani.
    Pazienti con compromissione renale
    Sulla base di un'analisi della farmacocinetica di popolazione e della sicurezza clinica, non è raccomandato alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione renale da lieve a severa (vedere paragrafo 5.2).
    Pazienti con compromissione epatica
    Sulla base di un'analisi di farmacocinetica di popolazione, non è raccomandato alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione epatica lieve. I dati sui pazienti con compromissione epatica moderata e severa sono limitati (vedere paragrafo 5.2), ma non esistono evidenze che suggeriscano la necessità di un aggiustamento della dose in questi pazienti.
    Popolazione pediatrica
    La sicurezza e l'efficacia di SARCLISA nei bambini di età inferiore a 18 anni non sono state stabilite. Non ci sono dati clinici disponibili.
    Modo di somministrazione
    SARCLISA è per uso endovenoso. Per le istruzioni sulla diluizione del medicinale prima della somministrazione, vedere paragrafo 6.6.
    Velocità di infusione
    Dopo la diluizione, SARCLISA deve essere somministrato per via endovenosa alla velocità di infusione riportata nella Tabella 2 sottostante (vedere paragrafo 5.1). L'aumento incrementale della velocità di infusione deve essere considerato solo in assenza di reazioni correlate all'infusione (vedere paragrafo 4.8).
    Tabella 2. Velocità di infusione della somministrazione di SARCLISA
     
    Volume di diluizione
    Velocità iniziale
     
    Assenza di reazione correlata all'infusione
    Incremento della velocità
    Velocità massima
    Prima infusione
    250 mL
    25 mL/ora
    Per 60 minuti
    25 mL/ora ogni 30 minuti
    150 mL/ora
    Seconda infusione
    250 mL
    50 mL/ora
    Per 30 minuti
    50 mL/ora per 30 minuti, poi aumentare di 100 mL/ora ogni 30 minuti
    200 mL/ora
    Infusioni successive
    250 mL
    200 mL/ora
    200 mL/ora
    Devono essere effettuati aggiustamenti della somministrazione se i pazienti manifestano reazioni da infusione (vedere paragrafo 4.4)
    • Nei pazienti che manifestano reazioni correlate all'infusione di grado 2 (moderate), è necessario prendere in considerazione un'interruzione temporanea dell'infusione ed è possibile somministrare altri prodotti medicinali per la gestione dei sintomi. Dopo il miglioramento a grado ≤1 (lieve), l'infusione di SARCLISA può essere ripresa a metà della velocità di infusione iniziale, sotto stretto monitoraggio e con terapia di supporto, secondo necessità. Se i sintomi non si ripresentano dopo 30 minuti, la velocità di infusione può essere aumentata alla velocità iniziale e poi aumentata in modo incrementale, come indicato nella Tabella 2.
    • Se i sintomi non si risolvono rapidamente o non migliorano fino al grado ≤1 dopo l'interruzione dell'infusione di SARCLISA, si ripresentano dopo il miglioramento iniziale con una terapia adeguata o richiedono il ricovero ospedaliero o sono potenzialmente letali (grado ≥3), il trattamento con SARCLISA deve essere interrotto definitivamente e deve essere somministrata una terapia di supporto aggiuntiva, secondo necessità.

    Controindicazioni

    Quando non dev'essere usato Sarclisa
    Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

    Avvertenze speciali e precauzioni di impiego

    Cosa serve sapere prima di prendere Sarclisa
    Tracciabilità
    Al fine di migliorare la tracciabilità dei medicinali biologici, il nome e il numero di lotto del medicinale somministrato devono essere chiaramente registrati.
    Reazioni correlate all'infusione
    Sono state osservate reazioni correlate all'infusione, per lo più lievi o moderate, nel 38,2% dei pazienti trattati con SARCLISA (vedere paragrafo 4.8). Tutte le reazioni correlate all'infusione sono iniziate durante la prima infusione di SARCLISA e si sono risolte lo stesso giorno nel 98% delle infusioni. I sintomi più comuni di una reazione correlate all'infusione includevano dispnea, tosse, brividi e nausea. I segni e sintomi severi più comuni includevano ipertensione e dispnea (vedere paragrafo 4.8).
    Per ridurre il rischio e la severità delle reazioni correlate all'infusione, i pazienti devono essere premedicati, prima dell'infusione di SARCLISA, con paracetamolo, antagonisti H2 o inibitori della pompa protonica, difenidramina o equivalente; il desametasone deve essere utilizzato sia come premedicazione sia come trattamento anti-mieloma (vedere paragrafo 4.2). I segni vitali devono essere monitorati frequentemente per tutta la durata dell'infusione di SARCLISA. Quando è necessario, interrompere l'infusione di SARCLISA e istituire la terapia medica e di supporto adeguata (vedere paragrafo 4.2). Se i sintomi non migliorano dopo l'interruzione dell'infusione di SARCLISA o si ripresentano dopo il miglioramento iniziale con una terapia adeguata o richiedono il ricovero ospedaliero o sono potenzialmente letali, interrompere definitivamente il trattamento con SARCLISA e istituire una gestione adeguata.
    Neutropenia
    Nei pazienti trattati con SARCLISA è stata osservata neutropenia di grado 3-4 sotto forma di alterazioni degli esami di laboratorio (84,9%) e di complicanze neutropeniche (30,3%) (vedere paragrafo 4.8).
    È necessario monitorare periodicamente l'emocromo durante il trattamento. I pazienti con neutropenia devono essere monitorati per rilevare eventuali segni di infezione. Non è raccomandata alcuna riduzione della dose di SARCLISA. Per ridurre il rischio di neutropenia si deve considerare di ritardare la dose di SARCLISA e utilizzare fattori di stimolazione delle colonie (per esempio, G-CSF) (vedere paragrafo 4.2).
    Infezione
    Con SARCLISA si è verificata un'incidenza più alta di infezioni, incluse quelle di grado ≥3, principalmente infezione polmonare, infezioni del tratto respiratorio superiore e bronchiti (vedere paragrafo 4.8).
    I pazienti ai quali viene somministrato SARCLISA devono essere monitorati attentamente per rilevare eventuali segni di infezione, e deve essere istituita una terapia standard appropriata. Nel corso del trattamento è possibile prendere in considerazione una profilassi antibiotica, antimicotica e antivirale.
    Seconde malignità primitive
    Nello studio ICARIA-MM sono state segnalate seconde malignità primitive (second primary malignancies, SPM) in 6 pazienti (3,9%) trattati con SARCLISA e in 1 paziente (0,7%) trattato con pomalidomide e desametasone. Tali tumori includevano carcinoma cutaneo a cellule squamose in 4 pazienti trattati con SARCLISA e in 1 paziente trattato con pomalidomide e desametasone (vedere paragrafo 4.8). I pazienti hanno proseguito il trattamento dopo la resezione del carcinoma cutaneo a cellule squamose. L'incidenza generale delle SPM in tutti i pazienti esposti a SARCLISA è del 3%. I medici devono valutare attentamente i pazienti prima e durante il trattamento, secondo le linee guida dell'International Myeloma Working Group (IMWG) per verificare l'eventuale sviluppo di seconde malignità primitive ed iniziare il trattamento come indicato.
    Interferenza con i test sierologici (test dell'antiglobulina indiretto)
    Isatuximab si lega a CD38 sui globuli rossi (GR) e può determinare un falso positivo nel test dell'antiglobulina indiretto (test di Coombs indiretto). Per evitare potenziali problemi legati alla trasfusione eritrocitaria, nei pazienti trattati con SARCLISA la determinazione del gruppo sanguigno e i test di screening devono essere eseguiti prima della prima infusione. Si può prendere in considerazione la fenotipizzazione prima di iniziare il trattamento con SARCLISA, come da pratica locale. Se il trattamento con SARCLISA è già iniziato, è necessario informare la banca del sangue. I pazienti devono essere monitorati per verificare il rischio ipotetico di emolisi. Se è necessaria una trasfusione di emergenza, è possibile somministrare GR AB0/Rh-compatibili non cross-matched secondo la prassi della banca del sangue locale (vedere paragrafo 4.5). Non sono attualmente disponibili informazioni rispetto alla persistenza dell'interferenza con il test di Coombs indiretto dopo l'ultima infusione di SARCLISA. Sulla base dell'emivita di isatuximab si prevede che la positività mediata da isatuximab al test di Coombs indiretto possa persistere per circa 6 mesi dopo l'ultima infusione.
    Interferenza con la determinazione della risposta completa
    Isatuximab è un anticorpo monoclonale IgG kappa che potrebbe essere rilevato sia dall'analisi elettroforetica delle proteine sieriche (SPE) che dall'immunofissazione (IFE), utilizzate per il monitoraggio clinico della proteina M endogena (vedere paragrafo 4.5). Questa interferenza può influire sull'accuratezza della determinazione della risposta completa in alcuni pazienti con mieloma da proteine IgG kappa. Ventidue pazienti trattati nel braccio isatuximab che soddisfacevano i criteri di risposta parziale molto buona (Very Good Partial Response - VGPR) con positività solo residua all'immunofissazione sono stati testati per l'interferenza. I campioni di siero di questi pazienti sono stati analizzati mediante spettrometria di massa per distinguere il segnale di isatuximab dal segnale della proteina M del mieloma (vedere paragrafo 4.5).
    Anziani
    I dati sulla popolazione anziana di età ≥85 anni sono limitati (vedere paragrafo 4.2).

    Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione

    Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto di Sarclisa
    Isatuximab non ha alcun impatto sulla farmacocinetica di pomalidomide e viceversa.
    Interferenza con i test sierologici
    Poiché la proteina CD38 è espressa sulla superficie dei globuli rossi, isatuximab, anticorpo anti-CD38, può interferire con i test sierologici della banca del sangue con potenziali reazioni false positive nei test dell'antiglobulina indiretti (test di Coombs indiretti), nei test di rilevamento degli anticorpi (screening), nei pannelli di identificazione anticorpale e nei crossmatch della globulina anti-umana (AHG) nei pazienti trattati con isatuximab (vedere paragrafo 4.4). I metodi per attenuare l'interferenza includono il trattamento dei GR reagenti con ditiotreitolo (DTT) per rompere il legame di isatuximab o altri metodi convalidati localmente. Poiché anche il sistema Kell dei gruppi sanguigni è sensibile al trattamento con DTT, dovranno essere fornite unità Kell-negative dopo aver escluso o identificato alloanticorpi qualora si utilizzino GR trattati con DTT.
    Interferenza con i test di elettroforesi delle proteine sieriche e di immunofissazione
    Isatuximab può essere rilevato dall'elettroforesi proteica sierica (SPE) e dai saggi di immunofissazione (IFE) utilizzati per il monitoraggio della proteina M e potrebbe interferire con una classificazione accurata della risposta basata sui criteri dell'International Myeloma Working Group (IMWG) (vedere paragrafo 4.4).

    Fertilità, gravidanza e allattamento

    Donne in età fertile/contraccezione
    Le donne in età fertile trattate con Isatuximab devono usare misure contraccettive efficaci durante il trattamento e per 5 mesi dopo la cessazione del trattamento.
    Gravidanza
    Non esistono dati sull'uso di isatuximab in donne in gravidanza. Non sono stati condotti studi sulla tossicità riproduttiva negli animali con isatuximab. È noto che gli anticorpi monoclonali immunoglobulina G1 attraversano la placenta dopo il primo trimestre di gravidanza. L'uso di isatuximab nelle donne in gravidanza non è raccomandato.
    Allattamento
    Non è noto se isatuximab sia escreto nel latte umano. È noto che le IgG umane sono escrete nel latte materno nei primi giorni dopo la nascita, riducendosi a basse concentrazioni subito dopo; tuttavia, il rischio per il bambino allattato con latte materno non può essere escluso durante questo breve periodo subito dopo la nascita. Per tale specifico periodo deve essere presa la decisione se interrompere l'allattamento con latte materno o interrompere la terapia/astenersi dalla terapia con isatuximab, tenendo in considerazione il beneficio dell'allattamento per il bambino e il beneficio della terapia per la donna. Successivamente, isatuximab può essere impiegato durante l'allattamento, se clinicamente necessario.
    Fertilità
    Non sono disponibili dati su esseri umani e animali per determinare gli effetti potenziali di isatuximab sulla fertilità in uomini e donne (vedere paragrafo 5.3).
    Per gli altri medicinali somministrati insieme a isatuximab, fare riferimento al rispettivo riassunto delle caratteristiche del prodotto aggiornato.

    Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari

    SARCLISA non altera o altera in modo trascurabile la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari.

    Effetti indesiderati

    Quali sono gli effetti collaterali di Sarclisa
    Riassunto del profilo di sicurezza
    Le reazioni avverse più frequenti (≥20%) sono neutropenia (46,7%), reazioni correlata all'infusione (38,2%), infezione polmonare (30,9%), infezione delle vie respiratorie superiori (28,3%), diarrea (25,7%) e bronchite (23,7%).
    Le reazioni avverse gravi più frequenti sono l'infezione polmonare (9,9%) e la neutropenia febbrile (6,6%).
    Tabella delle reazioni avverse
    Le reazioni avverse sono descritte utilizzando i criteri terminologici comuni di tossicità del National Cancer Institute (NCI), nonché i termini COSTART e MedDRA. Le frequenze sono definite come: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
    All'interno di ciascun raggruppamento di frequenza, le reazioni avverse sono presentate in ordine di gravità decrescente.
    Le reazioni avverse sono state selezionate in base a un'incidenza ≥ 5% (tutti i gradi) o ≥ 2% (gradi ≥3) nel gruppo dei pazienti trattati con il regime di Isatuximab e in base a un tasso di incidenza uguale o maggiore del 5% nel gruppo isatuximab rispetto al gruppo di confronto (pomalidomide e desametasone a basso dosaggio). I termini fibrillazione atriale e carcinoma cutaneo a cellule squamose sono stati aggiunti per la loro rilevanza clinica.
    Tabella 3a. Reazioni avverse segnalate in pazienti con mieloma multiplo trattati con isatuximab in associazione a pomalidomide e desametasone a basso dosaggio (studio ICARIA-MM)
    Classificazione per sistemi e organi
    Termine preferito
    Reazione avversa
    Frequenza
    Incidenza (%)
    (N= 152)
    Qualsiasi grado
    Grado ≥3
    Infezioni ed infestazioni
    Infezione polmonare b
    Molto comune
    47 (30,9)
    40 (26,3)
    Infezione delle vie respiratorie superiori*
    Molto comune
    43 (28,3)
    5 (3,3)
    Bronchite*
    Molto comune
    36 (23,7)
    5 (3,3)
    Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi)
    Carcinoma cutaneo a cellule squamose
    Comune
    4 (2,6)
    2 (1,3)
    Patologie del sistema emolinfopoietico
    Neutropeniac
    Molto comune
    71 (46,7)
    70 (46,1)
    Neutropenia febbrile
    Molto comune
    18 (11,8)
    18 (11,8)
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione
    Appetito ridotto*
    Comune
    15 (9,9)
    2 (1,3)
    Patologie cardiache
    Fibrillazione atriale
    Comune
    7 (4,6)
    3 (2,0)
    Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
    Dispnea*
    Molto comune
    23 (15,1)
    6 (3,9)
    Patologie gastrointestinali
    Diarrea*
    Molto comune
    39 (25,7)
    3 (2,0)
    Nausea*
    Molto comune
    23 (15,1)
    0
    Vomito*
    Molto comune
    18 (11,8)
    2 (1,3)
    Esami diagnostici
    Peso diminuito*
    Comune
    10 (6,6)
    0
    Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura
    Reazioni correlate all'infusione
    Molto comune
    58 (38,2)
    4 (2,6)
    a Nella Tabella 3 sono riportati solo i TEAE (Treatment Emergent Adverse Event). I valori ematologici di laboratorio sono riportati nella Tabella 4.
    b Il termine infezione polmonare è un raggruppamento dei seguenti termini: polmonite atipica, aspergillosi broncopolmonare, polmonite, polmonite da Haemophilus, polmonite influenzale, polmonite pneumococcica, polmonite streptococcica, polmonite virale, polmonite da Candida, polmonite batterica, infezione da Haemophilus, infezione ai polmoni, polmonite micotica e polmonite da Pneumocystis jirovecii.
    c I valori ematologici di laboratorio sono stati registrati come TEAE solo se hanno portato all'interruzione del trattamento e/o alla modifica della dose e/o hanno soddisfatto un criterio di gravità e/o sono stati definiti AESI.
    *Nessun Grado 4
    Descrizione di reazioni avverse selezionate
    Reazioni correlate all'infusione
    Nello studio ICARIA-MM, sono state segnalate reazioni correlate all'infusione in 58 pazienti (38,2%) trattati con SARCLISA. Tutti i pazienti che hanno manifestato reazioni correlate all'infusione le hanno manifestate durante la prima infusione di SARCLISA; 3 pazienti (2,0%) hanno avuto reazioni correlate all'infusione anche alla loro seconda infusione e 2 pazienti (1,3%) alla quarta. Sono state segnalate reazioni correlate all'infusione di grado 1 nel 3,9% dei pazienti, di grado 2 nel 31,6%, di grado 3 nell'1,3% e di grado 4 nell'1,3%. Tutte le reazioni correlate all'infusione sono state reversibili e si sono risolte il giorno stesso nel 98% delle infusioni. I segni e i sintomi delle reazioni correlate all'infusione di grado 3 o superiore includevano dispnea, ipertensione e broncospasmo.
    L'incidenza delle interruzioni dell'infusione dovute alle reazioni correlate all'infusione è stata del 28,9%. Il tempo mediano all'interruzione dell'infusione è stato di 55 minuti.
    Sono state segnalate interruzioni del trattamento dovute a reazione correlate all'infusione nel 2,6% dei pazienti nel gruppo di trattamento con isatuximab.
    Infezioni
    Nello studio ICARIA-MM, l'incidenza delle infezioni di grado 3 o superiore è stata del 42,8%. L'infezione polmonare è stata l'infezione severa più comunemente segnalata; il grado 3 è stato segnalato nel 21,7% dei pazienti del gruppo di trattamento con isatuximab rispetto al 16,1% del gruppo del trattamento di confronto (pomalidomide e desametasone a basso dosaggio), mentre il grado 4 è stato segnalato nel 3,3% dei pazienti nel gruppo di trattamento con isatuximab rispetto al 2,7% del gruppo del trattamento di confronto. Sono state segnalate interruzioni del trattamento dovute a infezione nel 2,6% dei pazienti nel gruppo di trattamento con isatuximab rispetto al 5,4% del gruppo del trattamento di confronto. Sono state segnalate infezioni fatali nel 3,3% dei pazienti nel gruppo di trattamento con isatuximab e nel 4,0% di quelli nel gruppo del trattamento di confronto.
    Valori ematologici di laboratorio
    Tabella 4. Anomalie ematologiche di laboratorio in pazienti che assumono isatuximab in associazione a pomalidomide e desametasone a basso dosaggio rispetto a pomalidomide e desametasone a basso dosaggio (ICARIA-MM)
    Parametro di laboratorio
    SARCLISA + pomalidomide + desametasone a basso dosaggio
    n (%)
    (N=152)
    Pomalidomide + desametasone a basso dosaggio
    n (%)
    (N=147)
    Tutti i gradi
    Grado 3
    Grado 4
    Tutti i gradi
    Grado 3
    Grado 4
    Anemia
    151 (99,3)
    48 (31,6)
    0
    145 (98,6)
    41 (27,9)
    0
    Neutropenia
    146 (96,1)
    37 (24,3)
    92 (60,5)
    137 (93,2)
    57 (38,8)
    46 (31,3)
    Linfopenia
    140 (92,1)
    64 (42,1)
    19 (12,5)
    137 (93,2)
    52 (35,4)
    12 (8,2)
    Trombocitopenia
    127 (83,6)
    22 (14,5)
    25 (16,4)
    118 (80,3)
    14 (9,5)
    22 (15,0)
    Il denominatore utilizzato per il calcolo percentuale è il numero di pazienti con almeno 1 valutazione delle analisi di laboratorio durante il periodo di osservazione considerato.
    Immunogenicità
    In 6 studi clinici sul mieloma multiplo (MM) con isatuximab in monoterapia e terapie di associazione, compreso ICARIA-MM (N= 564), l'incidenza di ADA emergenti dal trattamento è stata del 2,3%. Non è stato osservato alcun effetto degli ADA sulla farmacocinetica, sulla sicurezza o sull'efficacia di isatuximab.
    Segnalazione delle reazioni avverse sospette
    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all'indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

    Sovradosaggio

    Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Sarclisa
    Segni e sintomi
    Non vi è stata esperienza di sovradosaggio negli studi clinici. Negli studi clinici sono state somministrate dosi di Isatuximab per via endovenosa fino a 20 mg/kg.
    Gestione
    Non esiste un antidoto specifico noto per il sovradosaggio di SARCLISA. In caso di sovradosaggio, i pazienti devono essere sottoposti a monitoraggio per rilevare l'insorgenza di segni o sintomi di reazioni avverse e devono essere prese immediatamente tutte le misure adeguate.

    Scadenza

    Flaconcino non aperto
    3 anni
    Dopo la diluizione
    La stabilità chimica e fisica in uso di SARCLISA soluzione per infusione è stata dimostrata per 48 ore a 2 °C - 8 °C, seguite da 8 ore (incluso il tempo di infusione) a temperatura ambiente. Da un punto di vista microbiologico il prodotto deve essere usato immediatamente. In caso ciò non avvenga, i tempi e le condizioni di conservazione prima dell'uso sono responsabilità dell'utilizzatore e non devono superare di norma le 24 ore a una temperatura compresa tra 2 °C e 8 °C, a meno che la diluizione non sia avvenuta in condizioni asettiche controllate e validate.
    Per la conservazione nella sacca per infusione non è necessaria alcuna protezione dalla luce.

    Conservazione

    Conservare in frigorifero (2 °C – 8 °C).
    Non congelare.
    Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce.
    Per le condizioni di conservazione dopo la diluizione del medicinale, vedere paragrafo 6.3.

    Foglietto Illustrativo


    Fonti Ufficiali


    Servizi Avanzati


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