Lenvima - Capsula

    Ultimo aggiornamento: 18/01/2024

    Cos'è Lenvima - Capsula?

    Lenvima - Capsula è un farmaco a base del principio attivo Lenvatinib, appartenente alla categoria degli Antineoplastici, inibitori delle proteinchinasi e nello specifico Altri inibitori proteinchinasi. E' commercializzato in Italia dall'azienda Eisai S.r.l..

    Lenvima - Capsula può essere prescritto con Ricetta RNRL - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, da rinnovare volta per volta, vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti.


    Confezioni

    Lenvima 4 mg 30 capsule rigide

    Informazioni commerciali sulla prescrizione

    Titolare: Eisai Europe Limited
    Concessionario: Eisai S.r.l.
    Ricetta: RNRL - medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa, da rinnovare volta per volta, vendibili al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti
    Classe: H
    Principio attivo: Lenvatinib
    Gruppo terapeutico: Antineoplastici, inibitori delle proteinchinasi
    ATC: L01EX08 - Lenvatinib
    Forma farmaceutica: capsula


    Se sei un professionista, potrai trovare le schede tecniche complete e molto altro nell'area riservata di Codifa.it

    Indicazioni

    Perché si usa Lenvima? A cosa serve?
    LENVIMA è indicato negli adulti per il trattamento del carcinoma differenziato della tiroide (Differentiated Thyroid Carcinoma, DTC) (papillare/follicolare/a cellule di Hürthle) progressivo, localmente avanzato o metastatico, refrattario allo iodio radioattivo (Radioactive Iodine, RAI).

    Posologia

    Come usare Lenvima: Posologia
    Il trattamento con LENVIMA deve essere iniziato e supervisionato da un operatore sanitario esperto nell'uso di terapie oncologiche.
    Posologia
    La dose giornaliera raccomandata di Lenvatinib è 24 mg assunta una volta al giorno. La dose giornaliera deve essere modificata se necessario, secondo il piano di gestione della dose/tossicità (vedere il paragrafo di seguito sull'aggiustamento della dose).
    Se un paziente omette una dose e non può assumerla entro 12 ore, tale dose deve essere saltata e la dose successiva deve essere assunta all'orario di somministrazione abituale. Il trattamento deve continuare fino a quando si osserva un beneficio clinico o fino a quando si verifica una tossicità inaccettabile.
    Aggiustamento della dose
    La gestione delle reazioni avverse può richiedere la sospensione della dose, l'aggiustamento della dose o l'interruzione del trattamento con lenvatinib (vedere paragrafo 4.4). Le reazioni avverse da lievi a moderate (ad es. di grado 1 o 2) non giustificano in genere la sospensione di lenvatinib, a meno che non risultino intollerabili per il paziente nonostante la gestione ottimale. Le reazioni avverse severe (ad es. di grado 3) o intollerabili richiedono la sospensione di lenvatinib fino alla risoluzione o al miglioramento della reazione; successivamente, il trattamento deve essere ripreso alla dose ridotta, come suggerito nella Tabella 1. Il trattamento deve essere interrotto in caso di reazioni potenzialmente pericolose per la vita (ad es. di grado 4), ad eccezione delle anomalie di laboratorio giudicate non potenzialmente pericolose per la vita, che possono essere gestite secondo le modalità previste per le reazioni severe (ad es. di grado 3).
    I gradi si basano sui criteri comuni di terminologia per gli eventi avversi (CTCAE) del National Cancer Institute (NCI).
    La gestione medica ottimale di nausea, vomito e diarrea deve essere iniziata prima di un'eventuale sospensione o di una riduzione della dose di lenvatinib. La tossicità gastrointestinale deve essere gestita attivamente, al fine di ridurre il rischio di sviluppare compromissione o insufficienza renale (vedere paragrafo 4.4, Insufficienza e compromissione renali).
    Tabella 1 Modifiche rispetto alla dose giornaliera raccomandata
    Livello di dose
    Dose giornaliera
    Numero di capsule
    Dose giornaliera raccomandata
    24 mg per via orale una volta al giorno
    Due capsule da 10 mg più una capsula da 4 mg
    Prima riduzione della dose
    20 mg per via orale una volta al giorno
    Due capsule da 10 mg
    Seconda riduzione della dose
    14 mg per via orale una volta al giorno
    Una capsula da 10 mg più una capsula da 4 mg
    Terza riduzione della dose
    10 mg per via orale una volta al giornoa
    Una capsula da 10 mg
    a: ulteriori riduzioni della dose devono essere valutate su base individuale, poichè sono disponibili dati limitati per dosi inferiori a 10 mg.
    Popolazioni speciali
    I pazienti di età ≥ 75 anni, di razza asiatica, con co-morbilità (quali ipertensione e compromissione epatica o renale) o di peso corporeo inferiore a 60 kg sembrano avere una ridotta tollerabilità a lenvatinib (vedere paragrafo 4.8, Altre popolazioni speciali). Tutti i pazienti eccetto quelli con grave compromissione epatica o renale (vedere di seguito) devono iniziare il trattamento alla dose raccomandata di 24 mg; in seguito, la dose deve essere ulteriormente aggiustata sulla base della tollerabilità individuale.
    Pazienti con ipertensione
    La pressione arteriosa deve essere ben controllata prima del trattamento con lenvatinib e deve essere monitorata a intervalli regolari durante il trattamento (vedere paragrafo 4.4).
    Pazienti con compromissione epatica
    Non è necessario un aggiustamento della dose iniziale sulla base della funzionalità epatica nei pazienti con compromissione epatica lieve (Child-Pugh A) o moderata (Child-Pugh B). Nei pazienti con compromissione epatica grave (Child-Pugh C), la dose iniziale raccomandata è 14 mg una volta al giorno. Ulteriori aggiustamenti della dose possono essere necessari in funzione della tollerabilità individuale.
    Pazienti con compromissione renale
    Non è necessario un aggiustamento della dose iniziale sulla base della funzionalità renale nei pazienti con compromissione renale lieve o moderata. Nei pazienti con compromissione renale grave, la dose iniziale raccomandata è 14 mg una volta al giorno. Ulteriori aggiustamenti della dose possono essere necessari in funzione della tollerabilità individuale. I pazienti con malattia renale allo stadio terminale non sono stati studiati; pertanto, l'uso di lenvatinib in questi pazienti non è raccomandato.
    Popolazione anziana
    Non è necessario un aggiustamento della dose iniziale sulla base dell'età. Sono disponibili dati limitati sull'uso in pazienti di età ≥ 75 anni.
    Popolazione pediatrica
    Lenvatinib non deve essere usato nei bambini di età inferiore a 2 anni, a causa dei timori per la sicurezza individuati negli studi sugli animali (vedere paragrafo 5.3). La sicurezza e l'efficacia di lenvatinib nei bambini di età compresa tra 2 e < 18 anni non sono state ancora stabilite (vedere paragrafo 5.1). Non ci sono dati disponibili.
    Razza
    Non è necessario un aggiustamento della dose iniziale sulla base della razza (vedere paragrafo 5.2). Sono disponibili dati limitati sull'uso in pazienti di origine etnica diversa da quella caucasica o asiatica.
    Modo di somministrazione
    Lenvatinib è per uso orale. Le capsule devono essere assunte ogni giorno circa alla stessa ora, con o senza cibo (vedere paragrafo 5.2). Le capsule devono essere ingerite intere con acqua. I caregiver non devono aprire la capsula, al fine di evitare l'esposizione ripetuta al suo contenuto.

    Controindicazioni

    Quando non dev'essere usato Lenvima
    Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
    Allattamento (vedere paragrafo 4.6).

    Avvertenze speciali e precauzioni di impiego

    Cosa serve sapere prima di prendere Lenvima
    Ipertensione
    Ipertensione è stata segnalata nei pazienti trattati con Lenvatinib ed è comparsa di solito ai primi stadi del ciclo di trattamento (vedere paragrafo 4.8, Descrizione di reazioni avverse selezionate). La pressione arteriosa deve essere ben controllata prima del trattamento con lenvatinib e, se i pazienti hanno una diagnosi di ipertensione, devono essere in terapia antipertensiva con dose stabile da almeno 1 settimana prima del trattamento con lenvatinib. Il rilevamento precoce e la gestione efficace dell'ipertensione sono importanti per ridurre al minimo la necessità di sospendere la somministrazione e di ridurre la dose di lenvatinib. La somministrazione di antipertensivi deve iniziare non appena si conferma un innalzamento della pressione arteriosa. La pressione arteriosa deve essere monitorata dopo 1 settimana di trattamento con lenvatinib, poi ogni 2 settimane per i primi 2 mesi e successivamente una volta al mese.La scelta del trattamento antipertensivo deve essere personalizzata in base alle circostanze cliniche del paziente e deve seguire la pratica medica standard. Per i soggetti in precedenza normotesi, la monoterapia con una delle classi di antipertensivi deve essere iniziata quando si osserva un innalzamento della pressione arteriosa. Per i pazienti già in terapia antipertensiva, può essere aumentata la dose del farmaco attualmente impiegato, se opportuno, o si devono aggiungere uno o più farmaci di una diversa classe di antipertensivi. Per i pazienti con ipertensione e proteinuria, è preferibile il trattamento con un inibitore dell'enzima di conversione dell'angiotensina o un antagonista dei recettori dell'angiotensina-II. Se necessario, gestire l'ipertensione secondo le raccomandazioni contenute nella Tabella 2.
    Tabella 2 Gestione raccomandata dell'ipertensione

    Livello di pressione arteriosa (PA)

    Azione raccomandata
    PA sistolica da ≥ 140 mmHg fino a < 160 mmHg o PA diastolica da ≥ 90 mmHg fino a < 100 mmHg
    Continuare lenvatinib e iniziare la terapia antipertensiva, se non già in corso
    OPPURE
    Continuare lenvatinib e aumentare la dose della terapia antipertensiva attuale, oppure iniziare una terapia antipertensiva supplementare
    PA sistolica ≥ 160 mmHg o
    PA diastolica ≥ 100 mmHg
    nonostante una terapia antipertensiva ottimale
    1. Sospendere lenvatinib
    2. Quando la PA è ≤ 150 mmHg, la PA diastolica è ≤ 95 mmHg e il paziente segue una terapia antipertensiva a dose stabile da almeno 48 ore, riprendere lenvatinib a una dose ridotta (vedere paragrafo 4.2)
    Conseguenze potenzialmente letali (ipertensione maligna, deficit neurologico o crisi ipertensiva)
    È indicato un intervento urgente. Sospendere lenvatinib e istituire una gestione medica appropriata.

    Donne in età fertile

    Le donne in età fertile devono usare metodi contraccettivi altamente efficaci durante il trattamento con lenvatinib e per un mese dopo l'interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.6). Non è noto attualmente se lenvatinib aumenti il rischio di eventi tromboembolici in caso di associazione con contraccettivi orali.
    Proteinuria
    Proteinuria è stata segnalata nei pazienti trattati con lenvatinib ed è comparsa di solito nei primi stadi del ciclo di trattamento (vedere paragrafo 4.8, Descrizione di reazioni avverse selezionate). La proteinuria deve essere monitorata regolarmente. Se si rileva un livello di proteinuria ai test con striscia reattiva ≥ 2+, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2). Il trattamento con LENVIMA deve essere interrotto in caso di sindrome nefrosica.
    Insufficienza e compromissione renali
    Compromissione renale e insufficienza renale sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). Il fattore di rischio primario identificato è stata la disidratazione e/o l'ipovolemia dovute a tossicità gastrointestinale. La tossicità gastrointestinale deve essere gestita attivamente, al fine di ridurre il rischio di sviluppare compromissione renale o insufficienza renale. Può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).
    Se i pazienti presentano una compromissione renale grave, la dose iniziale di lenvatinib deve essere aggiustata (vedere paragrafi 4.2 e 5.2).
    Insufficienza cardiaca
    Insufficienza cardiaca (< 1%) e riduzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). I pazienti devono essere monitorati per rilevare sintomi o segni clinici di scompenso cardiaco, poichè potrebbe essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).
    Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES)/ Sindrome da leucoencefalopatia posteriore reversibile (RPLS)
    Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES, nota anche come RPLS) è stata segnalata nei pazienti trattati con lenvatinib (< 1%; vedere paragrafo 4.8). La PRES è un disturbo neurologico che può presentarsi con cefalea, crisi convulsiva, letargia, confusione, alterazione della funzione mentale, cecità e altri disturbi visivi o neurologici. Può essere presente ipertensione da lieve a grave. Per confermare la diagnosi di PRES è necessaria una risonanza magnetica. Devono essere prese idonee misure per controllare la pressione arteriosa (vedere paragrafo 4.4, Ipertensione). Nei pazienti con segni o sintomi di PRES, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).
    Epatotossicità
    Fra le reazioni avverse a carico del fegato più comunemente segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib vi sono stati aumenti dell'alanina aminotransferasi, aumenti dell'aspartato aminotransferasi e aumenti della bilirubinemia. Insufficienza epatica ed epatite acuta (< 1%; vedere paragrafo 4.8, Descrizione di reazioni avverse selezionate) sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib. I casi di insufficienza epatica sono stati in genere riferiti in pazienti con metastasi epatiche progressive. I test di funzionalità epatica devono essere controllati prima dell'inizio del trattamento, poi ogni 2 settimane per i primi 2 mesi e successivamente una volta al mese durante il trattamento. In caso di epatotossicità può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).
    Se i pazienti hanno compromissione epatica grave, la dose iniziale di lenvatinib deve essere aggiustata (vedere paragrafi 4.2 e 5.2).
    Emorragia
    Casi gravi di emorragia sono stati segnalati nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8 Descrizione di reazioni avverse selezionate). Casi di emorragia intracranica fatale sono stati riportati in alcuni pazienti con metastasi cerebrali. In caso di sanguinamento, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).
    Tromboembolia arteriosa
    Casi di tromboembolia arteriosa (evento cerebrovascolare, attacco ischemico transitorio e infarto del miocardio) sono stati segnalati nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). Lenvatinib non è stato studiato nei pazienti che hanno avuto tromboembolia arteriosa nei 6 mesi precedenti e pertanto deve essere usato con cautela in tali pazienti. La decisione di trattamento deve basarsi su una valutazione del rapporto beneficio/rischio del singolo paziente. Il trattamento con LENVIMA deve essere interrotto in seguito a un evento trombotico arterioso.
    Perforazione e formazione di fistole gastrointestinali
    Perforazione o fistole gastrointestinali sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). Nella maggior parte dei casi, perforazione e fistole gastrointestinali si sono verificate in pazienti con fattori di rischio, quali precedente intervento chirurgico o radioterapia. In caso di perforazione o fistola gastrointestinale, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).
    Prolungamento dell'intervallo QT
    Un prolungamento dell'intervallo QT/QTc è stato riferito con un'incidenza più elevata nei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto ai pazienti trattati con placebo (vedere paragrafo 4.8). L'elettrocardiogramma deve essere monitorato in tutti i pazienti, con particolare attenzione per quelli affetti da sindrome congenita del QT lungo, insufficienza cardiaca congestizia, bradiaritmie e nei pazienti che assumono medicinali noti per prolungare l'intervallo QT, inclusi antiaritmici di classe Ia e III. Disturbi elettrolitici, quali ipokaliemia, ipocalcemia o ipomagnesiemia, aumentano il rischio di prolungamento del QT; pertanto, le anomalie degli elettroliti devono essere monitorate e corrette in tutti i pazienti prima di iniziare il trattamento. Durante il trattamento si deve considerare il monitoraggio periodico dell'ECG e degli elettroliti (magnesio, potassio e calcio).
    Alterazione della soppressione dell'ormone tireostimolante
    Lenvatinib altera la soppressione tiroidea esogena (vedere paragrafo 4.8, Descrizione di reazioni avverse selezionate). I livelli di ormone tireostimolante (TSH) devono essere monitorati a intervalli regolari e la somministrazione di ormone tiroideo deve essere aggiustata al fine di raggiungere livelli di TSH adeguati, secondo l'obiettivo terapeutico del paziente.
    Popolazioni speciali
    Sono disponibili dati limitati per i pazienti di origine etnica diversa da quella caucasica o asiatica e in pazienti di età ≥ 75 anni. Lenvatinib deve essere utilizzato con cautela in tali pazienti, data la ridotta tollerabilità di lenvatinib nei pazienti asiatici e anziani (vedere paragrafo 4.8, Altre popolazioni speciali).
    Non sono disponibili dati sull'uso di lenvatinib immediatamente successivo alla terapia con sorafenib o ad altri trattamenti antitumorali e può esserci un rischio potenziale di tossicità additive, a meno che non sia previsto un adeguato periodo di washout tra i trattamenti. Il periodo minimo di washout negli studi clinici è stato di 4 settimane.

    Interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione

    Quali farmaci o alimenti possono modificare l'effetto di Lenvima
    Effetto di altri medicinali su lenvatinib
    Agenti chemioterapici
    La somministrazione concomitante di lenvatinib, carboplatino e paclitaxel non ha avuto un impatto significativo sulla farmacocinetica di queste tre sostanze.
    Effetto di lenvatinib su altri medicinali
    Non vi sono dati utilizzabili per escludere il rischio che lenvatinib possa essere un induttore del CYP3A4 o della P-gp nel tratto gastrointestinale. Ciò potrebbe comportare una riduzione dell'esposizione ai substrati del CYP3A4/della P-gp somministrati per via orale. Questo dato deve essere considerato in caso di somministrazione concomitante per via orale di substrati del CYP3A4/della P-gp per i quali il mantenimento dell'efficacia è di particolare importanza. Pertanto, i substrati del CYP3A4 noti per avere un indice terapeutico ristretto (ad es. astemizolo, terfenadina, cisapride, pimozide, chinidina, bepridil o alcaloidi dell'ergot (ergotamina, diidroergotamina)) devono essere somministrati con cautela nei pazienti trattati con lenvatinib.
    Contraccettivi orali
    Non è noto attualmente se lenvatinib possa ridurre l'efficacia dei contraccettivi ormonali; pertanto, le donne che usano contraccettivi ormonali orali devono adottare un metodo di barriera supplementare (vedere paragrafo 4.6).

    Fertilità, gravidanza e allattamento

    Donne in età fertile
    Le donne in età fertile devono evitare di iniziare una gravidanza e adottare misure contraccettive altamente efficaci durante il trattamento con Lenvatinib e per almeno un mese dopo la fine del trattamento. Non è noto attualmente se lenvatinib possa ridurre l'efficacia dei contraccettivi ormonali; pertanto, le donne che usano contraccettivi ormonali orali devono adottare un metodo di barriera supplementare.
    Gravidanza
    Non ci sono dati relativi all'uso di lenvatinib in donne in gravidanza. Lenvatinib è risultato embriotossico e teratogeno quando è stato somministrato a ratti e conigli (vedere paragrafo 5.3).
    Lenvatinib non deve essere usato durante la gravidanza se non in caso di assoluta necessità e dopo un'attenta valutazione delle necessità della madre e del rischio per il feto.
    Allattamento
    Non è noto se lenvatinib sia escreto nel latte materno. Lenvatinib/metaboliti sono escreti nel latte di ratto (vedere paragrafo 5.3). Il rischio per i neonati/lattanti non può essere escluso, pertanto lenvatinib è controindicato durante l'allattamento con latte materno (vedere paragrafo 4.3).
    Fertilità
    Non sono noti gli effetti nell'uomo. Tuttavia, tossicità testicolare e ovarica è stata osservata nei ratti, nei cani e nelle scimmie (vedere paragrafo 5.3).

    Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di macchinari

    Lenvatinib altera lievemente la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari, a causa di effetti indesiderati quali affaticamento e capogiri. I pazienti che manifestano questi sintomi devono usare cautela nella guida di veicoli o nell'uso di macchinari.

    Effetti indesiderati

    Quali sono gli effetti collaterali di Lenvima
    Riassunto del profilo di sicurezza
    Le reazioni avverse più frequentemente riportate (verificatesi in ≥ 30% dei pazienti) sono ipertensione (68,6%), diarrea (62,8%), riduzione dell'appetito (51,5%), calo ponderale (49,1%), affaticamento (45,8%), nausea (44,5%), proteinuria (36,9%), stomatite (35,8%), vomito (34,5%), disfonia (34,1%), cefalea (34,1%) e sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare (PPE) (32,7%). Ipertensione e proteinuria tendono a verificarsi ai primi stadi del trattamento con Lenvatinib (vedere paragrafo 4.8, Descrizione di reazioni avverse selezionate). La maggior parte delle reazioni avverse di grado da 3 a 4 è comparsa nei primi sei mesi di trattamento, eccetto la diarrea, che si è verificata durante l'intero trattamento, e il calo ponderale, che tendeva a essere cumulativo nel corso del tempo.
    Le reazioni avverse gravi più importanti sono insufficienza e compromissione renali (2,4%), insufficienza cardiaca (0,7%), emorragia tumorale intracranica (0,7%), PRES/RPLS (0,2%), insufficienza epatica (0,2%) e tromboembolia arteriosa ( evento cerebrovascolare (1,1%), attacco ischemico transitorio (0,7%) e infarto del miocardio (0,9%)).
    In 452 pazienti con DTC refrattario a RAI, la riduzione e la sospensione della dose a causa di una reazione avversa sono state intraprese rispettivamente nel 63,1% e nel 19,5% dei pazienti. Le reazioni avverse che hanno più comunemente comportato riduzioni della dose (in ≥ 5% dei pazienti) sono state ipertensione, proteinuria, diarrea, affaticamento, PPE, calo ponderale e riduzione dell'appetito. Le reazioni avverse che hanno più comunemente comportato l'interruzione di lenvatinib sono state proteinuria, astenia, ipertensione, incidente cerebrovascolare, diarrea ed embolia polmonare.
    Tabella delle reazioni avverse
    La tabella 3 mostra i tassi di incidenza delle reazioni avverse osservate negli studi clinici.
    La frequenza è definita come:
    • molto comune (≥ 1/10)
    • comune (≥ 1/100, < 1/10)
    • non comune (≥ 1/1000, < 1/100)

    All'interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine di gravità decrescente.

    Tabella 3 Reazioni avverse segnalate nei pazienti negli studi clinici

    Classificazione per sistemi e organi

    (secondo MedDRA*)
    Molto comune
    Comune
    Non comune
    Infezioni ed infestazioni
    Infezione del tratto urinario
     
    Ascesso perineale
    Patologie del sistema emolinfopoietico
    Trombocitopeniaa
    Linfopeniaa
    Infarto splenico
    Patologie endocrine
     
    Ipotiroidismo
    Aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante‡
     
     
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione
    Ipocalcemia‡
    Ipokaliemia
    Calo ponderale
    Diminuzione dell'appetito
    Disidratazione
    Ipomagnesiemiab
    Ipercolesterolemiab
     
    Disturbi psichiatrici
    Insonnia
     
     
    Patologie del sistema nervoso
    Capogiri
    Cefalea
    Disgeusia
    Incidente cerebrovascolare
    Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile
    Monoparesi
    Attacco ischemico transitorio
     
    Patologie cardiache
     
    Infarto del miocardioc,†
    Insufficienza cardiaca
    Prolungamento del QT all'elettrocardiogramma
    Riduzione della frazione di eiezione
     
     
    Patologie vascolari
    Emorragiad, †,‡
    Ipertensionee,‡
    Ipotensione
     
     
     
    Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
    Disfonia
     
    Embolia polmonare
     
    Patologie gastrointestinali
    Diarrea
    Dolori addominali e gastrointestinalif
    Vomito
    Nausea
    Infiammazione oraleg
    Dolore oraleh
    Costipazione
    Dispepsia
    Bocca secca
    Fistola anale
    Flatulenza
     
    Patologie epatobiliari
     
    Aumento dell'aspartato aminotransferasi
    Ipoalbuminemia
    Aumento dell'alanina aminotransferasi
    Amento della fosfatasi alcalina ematica
    Anomalie della funzione epatica
    Aumento della gamma-glutamil transferasik
    Aumento della bilirubinemia
    Danno epatocellulare/epatitei
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
    Sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare
    Rash
    Alopecia
    Ipercheratosi
     
    Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
    Dorsalgia
    Artralgia
    Mialgia
    Dolore alle estremità
    Dolore muscoloscheletrico
     
     
    Patologie renali e urinarie
    Proteinuria
    Casi di insufficienza renalej, †
    Compromissione renale
    Aumento della creatininemia
    Aumento dell'azotemia
     
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
    Affaticamento
    Astenia
    Edema periferico
    Malessere
     

    *: Medical Dictionary for Regulatory Activities (Dizionario medico per le attività di regolamentazione) (MedDRA), versione 16.1. I termini preferiti sono stati riassegnati alla classificazione per sistemi e organi più pertinente all'organo bersaglio.

    : comprende casi con esito fatale.
    ‡: vedere paragrafo 4.8 Descrizione di reazioni avverse selezionate per l'ulteriore caratterizzazione.
    I termini seguenti sono stati combinati:
    a: trombocitopenia comprende trombocitopenia e riduzione della conta piastrinica. Linfopenia comprende linfopenia e riduzione della conta leucocitaria.
    b: ipomagnesiemia comprende ipomagnesiemia e riduzione della magnesiemia. Ipercolesterolemia comprende ipercolesterolemia e aumento della colesterolemia.
    c: infarto del miocardio comprende infarto del miocardio e infarto del miocardio acuto.
    d: emorragia comprende: epistassi, emottisi, ematuria, contusione, ematochezia, sanguinamento gengivale, petecchie, emorragia polmonare, emorragia rettale, presenza di sangue nelle urine, ematoma, emorragia vaginale, emorragia congiuntivale, emorragia emorroidale, emorragia da tumore intracranico, emorragia laringea, ecchimosi, aumentata tendenza all'ecchimosi, emorragia post-procedurale, porpora, emorragia cutanea, rottura dell'aneurisma, emorragia arteriosa, emorragia oculare, emorragia gastrica, gastroduedenite emorragica, emorragia gastrointestinale, ematemesi, emorragia, ictus emorragico, melena, metrorragia, sanguinamento del letto ungueale, emorragia pleurica, emorragia post-menopausale, proctite emorragica, ematoma renale, emorragia splenica, emorragie a scheggia, emorragia subaracnoidea, emorragia tracheale, emorragia tumorale.
    e: ipertensione comprende: ipertensione, crisi ipertensiva, aumento della pressione arteriosa diastolica e aumento della pressione arteriosa.
    f:  dolore addominale e gastrointestinale comprende: fastidio addominale, dolore addominale, dolore addominale inferiore, dolore addominale superiore, dolorabilità addominale, fastidio epigastrico e dolore gastrointestinale.
    g: infiammazione orale comprende: stomatite aftosa, stomatite, glossite, ulcerazione della bocca e infiammazione delle mucose.
    h: dolore orale comprende: dolore orale, glossodinia e dolore orofaringeo.
    i: danno epatocellulare ed epatite comprendono: lesione epatica indotta da farmaco, steatosi epatica e lesione epatica colestatica.
    j: i casi di insufficienza renale comprendono: insufficienza prerenale acuta, insufficienza renale, insufficienza renale acuta e necrosi tubulare renale.
    Descrizione di reazioni avverse selezionate
    Ipertensione (vedere paragrafo 4.4)
    Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), ipertensione (comprendente ipertensione, crisi ipertensiva, aumento della pressione arteriosa diastolica e aumento della pressione arteriosa) è stata segnalata nel 72,8% dei pazienti trattati con lenvatinib e nel 16,0% dei pazienti del gruppo trattato con placebo. Il tempo mediano all'insorgenza nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 16 giorni. Reazioni di grado 3 o superiore (inclusa 1 reazione di grado 4) si sono verificate nel 44,4% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto al 3,8% dei pazienti trattati con placebo. Nella maggior parte dei casi i pazienti si sono ripresi o l'evento si è risolto dopo la sospensione o la riduzione della dose, avvenuta rispettivamente nel 13,0% e nel 13,4% dei pazienti. Nell'1,1% dei pazienti, l'ipertensione ha portato all'interruzione definitiva del trattamento.
    Proteinuria (vedere paragrafo 4.4)
    Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), proteinuria è stata segnalata nel 33,7% dei pazienti trattati con lenvatinib e nel 3,1% dei pazienti del gruppo trattato con placebo. Il tempo mediano all'insorgenza è stato di 6,7 settimane. Reazioni di grado 3 si sono verificate nel 10,7% dei pazienti trattati con lenvatinib e in nessuno dei pazienti trattati con placebo. La maggior parte dei casi ha avuto un esito di recupero o risoluzione dopo la sospensione o la riduzione della dose, avvenuta rispettivamente nel 16,9% e nel 10,7% dei pazienti. La proteinuria ha portato all'interruzione definitiva del trattamento nello 0,8% dei pazienti.
    Epatotossicità (vedere paragrafo 4.4)
    Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), le reazioni avverse di natura epatica più comunemente segnalate sono state ipoalbuminemia (9,6% lenvatinib vs 1,5% placebo) e aumento dei livelli degli enzimi epatici, inclusi aumento dell'alanina aminotransferasi (7,7% lenvatinib vs 0 placebo), dell'aspartato aminotrasferasi (6,9% lenvatinib vs 1,5% placebo) e bilirubinemia (1,9% lenvatinib vs 0 placebo). Il tempo mediano all'insorgenza delle reazioni epatiche nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 12,1 settimane. Reazioni di natura epatica di grado 3 o superiore (incluso 1 caso di insufficienza epatica di grado 5) si sono verificate nel 5,4% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto allo 0,8% dei pazienti trattati con placebo. Le reazioni di natura epatica hanno comportato sospensioni e riduzioni della dose rispettivamente nel 4,6% e 2,7% dei pazienti e l'interruzione definitiva del trattamento nello 0,4%.
    Tra i 1108 pazienti trattati con lenvatinib, vi sono stati 3 casi (0,3%) di insufficienza epatica, tutti con esito fatale. Uno si è verificato in un paziente che non presentava metastasi epatiche. Vi è stato anche un caso di epatite acuta in un paziente che non presentava metastasi epatiche.
    Emorragia (vedere paragrafo 4.4)
    Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), emorragia è stata segnalata nel 34,9% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto al 18,3% dei pazienti trattati con placebo. Le reazioni che si sono verificate con un'incidenza di ≥ 0,75% superiore al placebo sono state: epistassi (11,9%), ematuria (6,5%), contusione (4,6%), sanguinamento gengivale (2,3%), ematochezia (2,3%), emorragia rettale (1,5%), ematoma (1,1%), emorragia emorroidale (1,1%), emorragia laringea (1,1%), petecchie (1,1%) ed emorragia da tumore intracranico (0,8%). Se aggiustate tenendo conto della durata dell'esposizione di 4 volte superiore nel braccio lenvatinib rispetto al braccio placebo, le reazioni seguenti si sono verificate meno frequentemente con lenvatinib rispetto al placebo: emottisi (0,05 episodi/anno-soggetto con lenvatinib vs 0,21 episodi/anno-soggetto con placebo) ed emorragia polmonare (0,02 episodi/anno-soggetto con lenvatinib vs 0,09 episodi/anno-soggetto con placebo).
    Il tempo mediano alla prima insorgenza nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 10,1 settimane. Non si sono osservate differenze fra i pazienti trattati con lenvatinib e quelli trattati con placebo nell'incidenza di reazioni gravi (3,4% vs 3,8%), reazioni che hanno comportato l'interruzione anticipata (1,1% vs 1,5%) o reazioni che hanno comportato la sospensione (3,4% vs 3,8%) o la riduzione (0,4% vs 0) della dose.
    Tra i 1108 pazienti trattati con lenvatinib, 3 pazienti (0,3%) hanno avuto un'emorragia di grado 4 e cinque pazienti (0,5%) hanno avuto una reazione di grado 5, inclusi emorragia arteriosa, ictus emorragico, emorragia da tumore intracranico, emottisi ed emorragia tumorale.
    Ipocalcemia (vedere paragrafo 4.4, Prolungamento dell'intervallo QT)
    Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), ipocalcemia è stata segnalata nel 12,6% dei pazienti trattati con lenvatinib rispetto a nessun caso nel braccio placebo. Il tempo mediano alla prima insorgenza nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 11,1 settimane. Reazioni con grado 3 o 4 di gravità si sono verificate nel 5,0% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto a 0 pazienti trattati con placebo. La maggior parte delle reazioni si è risolta dopo il trattamento di supporto, senza sospensione o riduzione della dose, avvenuta rispettivamente nell'1,5% e nell'1,1% dei pazienti; 1 paziente con ipocalcemia di grado 4 ha interrotto definitivamente il trattamento.
    Aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante (vedere paragrafo 4.4 Alterazione della soppressione dell'ormone tireostimolante)
    Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), l'88% di tutti i pazienti aveva un livello di TSH al basale inferiore o pari a 0,5 mU/l. Nei pazienti con TSH nella norma al basale, un aumento del livello di TSH oltre 0,5 mU/l è stato osservato post-basale nel 57% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto al 14% dei pazienti trattati con placebo.
    Popolazione pediatrica
    Non sono ancora disponibili dati clinici in questa popolazione (vedere paragrafo 4.2).
    Altre popolazioni speciali
    Anziani
    I pazienti di età ≥ 75 anni hanno avuto una maggiore probabilità di manifestare ipertensione di grado da 3 a 4, proteinuria, riduzione dell'appetito e disidratazione.
    Sesso
    Le donne hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione (inclusa ipertensione di grado 3 o 4), proteinuria e PPE, mentre gli uomini hanno avuto una più elevata incidenza di riduzione della frazione di eiezione e di perforazione e formazione di fistola gastrointestinale.
    Origine etnica
    Rispetto ai pazienti caucasici, i pazienti asiatici hanno avuto una più elevata incidenza di edema periferico, ipertensione, affaticamento, PPE, proteinuria, trombocitopenia e aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante.
    Ipertensione al basale
    I pazienti con ipertensione al basale hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione, proteinuria, diarrea e disidratazione di grado da 3 a 4 e hanno manifestato casi più gravi di disidratazione, ipotensione, embolia polmonare, versamento pleurico maligno, fibrillazione atriale e sintomi gastrointestinali (dolore addominale, diarrea, vomito).
    Compromissione epatica
    I pazienti con compromissione epatica al basale hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione e PPE e una più elevata incidenza di ipertensione di grado 3 o 4, astenia, affaticamento e ipocalcemia, rispetto ai pazienti con funzione epatica normale.
    Compromissione renale
    I pazienti con compromissione renale al basale hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione di grado da 3 a 4, proteinuria, affaticamento, stomatite, edema periferico, trombocitopenia, disidratazione, prolungamento del QT all'elettrocardiogramma, ipotiroidismo, iponatriemia, aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante e polmonite, rispetto ai soggetti con funzione renale normale. Questi pazienti hanno avuto inoltre un'incidenza più elevata di reazioni renali e una tendenza verso un'incidenza più elevata di reazioni epatiche.
    Pazienti con peso corporeo < 60 kg
    I pazienti con basso peso corporeo (< 60 kg) hanno avuto un'incidenza più elevata di PPE, proteinuria, ipocalcemia e iponatriemia di grado 3-4 e una tendenza verso una più elevata incidenza di diminuzione dell'appetito di grado 3-4.
    Segnalazione delle reazioni avverse sospette
    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato nell'Allegato V.

    Sovradosaggio

    Cosa fare se avete preso una dose eccessiva di Lenvima
    Le dosi più elevate di Lenvatinib clinicamente studiate sono state 32 mg e 40 mg al giorno. Negli studi clinici si sono verificati inoltre errori accidentali che hanno comportato la somministrazione di dosi singole comprese tra 40 e 48 mg. Le reazioni avverse al farmaco osservate con più frequenza a queste dosi sono state ipertensione, nausea, diarrea, affaticamento, stomatite, proteinuria, cefalea e aggravamento della PPE. Vi sono state inoltre segnalazioni di sovradosaggio con lenvatinib, che hanno comportato somministrazioni singole pari a 6 - 10 volte la dose giornaliera raccomandata. Tali casi sono stati associati a reazioni avverse coerenti con il profilo di sicurezza noto di lenvatinib (ossia insufficienza renale e cardiaca), oppure non hanno prodotto reazioni avverse.
    Sintomi e gestione
    Non esiste un antidoto specifico per il sovradosaggio di lenvatinib. In caso di sospetto sovradosaggio, lenvatinib deve essere sospeso e deve essere istituita una terapia di supporto appropriata, secondo necessità.

    Scadenza

    3 anni.

    Conservazione

    Non conservare a temperatura superiore ai 25ºC. Conservare nel blister originale per proteggere il medicinale dall'umidità.

    Farmaci Equivalenti

    I farmaci equivalenti di Lenvima - Capsula a base di Lenvatinib sono: Kisplyx

    Foglietto Illustrativo


    Fonti Ufficiali


    Servizi Avanzati


       © 2022 EDRA S.p.A. - P.iva 08056040960
      DPO - dpo@lswr.it